Grassadonia ritrova Galano. Ma i problemi sono altrove. Basterà a risolverli?

Grassadonia ritrova finalmente Cristian Galano. Il “Robben di Capitanata”, insieme a quello di Iemmello l’acquisto più sensazionale del mercato di Nember, è finalmente “abile e arruolato” dopo la lunga squalifica rimediata a Cittadella nella semifinale playoff dello scorso giugno. Senz’altro un’arma importante in più a disposizione del tecnico salernitano, che però pone alcuni interrogativi: come impiegarla? semplicemente al posto di Chiaretti, oppure a destra nel tridente (la posizione che sembra la sua prediletta) per sfruttare dribbling e doti tecniche e balistiche del sinistro? (e, a quel punto, Deli?) …Ma soprattutto: basterà a risolvere i problemi evidenziati in questo primo scorcio di torneo?

SUL MODULO – Anzitutto, alla luce delle caratteristiche del n°18 rossonero, torna a porsi il discorso sul modulo. Nelle uscite ufficiali di questo avvio di stagione ne abbiamo finora visti sostanzialmente 3, se aggiungiamo le modifiche tattiche in corso d’opera. Contro il Carpi si è partiti da una sorta di 3-4-2-1, con Cicerelli più largo a sinistra e una posizione diversa invece per Chiaretti, più ravvicinata rispetto al centravanti Gori, quest’ultimo punto di riferimento più avanzato; la sorta di “buco” determinatosi dal lato destro, veniva in buona parte coperto in mediana dalla grande mobilità di Busellato, che offriva spesso la sponda coi suoi rapidi movimenti, in particolare a Loiacono, schierato come esterno destro.

DA CARPI A CROTONE – Il buon esito della partita d’esordio ha evidentemente convinto Grassadonia a riproporre lo stesso modulo anche a Crotone, con le uniche variazioni del rientrante Mazzeo per Gori e di Agnelli per l’infortunato Busellato. In questa gara, anche per la diversa caratura dell’avversario e per la opposta dinamica dell’incontro (stavolta sono i calabresi a passare in vantaggio), sono emersi problemi di cui abbiamo parlato abbastanza diffusamente la scorsa settimana: nonostante la buona gara di Cicerelli (probabilmente il migliore dei suoi allo Scida), si è avvertita infatti la mancanza di un terzo mediano a centrocampo, resa evidente dal frequente “scollamento” fra i reparti che la coppia Agnelli-Carraro non riusciva ad accorciare.

DIMENTICARE PALERMO – Contro il Palermo allora, complice soprattutto il rientro di Deli, si torna all’antico: 3-5-2, con la conferma di Chiaretti e l’ingresso di Zambelli che recupera la fascia destra, mentre a lasciare il posto ai rientranti sono Cicerelli e Loiacono. Nella prima frazione sembra funzionare: finchè il fiato regge, il Foggia sembra più corto e abbastanza reattivo nel rilanciare l’azione non appena conquistata palla; si soffre solo dal lato sinistro, dove i movimenti di Trajkovski e Puscas, coadiuvati dalle discese di Salvi, mettono in mezzo Kragl, che specie a inizio gara resta spesso solo, senza il supporto dei compagni; dopo un inizio traumatico e qualche difficoltà, si erge a baluardo allora Martinelli, che sul quadrante sinistro della difesa deve arginare le folate rosanero con pochissimo margine di errore. Nella ripresa le cose si complicano: passi per il gol del pari, forse complice un’impercettibile deviazione di Camporese (o di Salvi) sul calcio di punizione di Trajkovski (il fallo di Tonucci c’era?). Ma il successivo vantaggio palermitano grida vendetta: il solito Trajkovski, infatti, si mangia 30 metri di campo senza trovare ostacoli e con l’intera linea difensiva rossonera che gli concede spazio indietreggiando senza che nessuno gli esca incontro (nota a margine: qui Martinelli probabilmente avrebbe dovuto avanzare confidando nella diagonale di Camporese; alla fine si incazzano entrambi: figuriamoci noi dagli spalti).

Ma il problema è a monte: il gol, infatti, evidenzia una sintomatologia chiara anche a Crotone: centrocampo a 4 o a 5 che sia, infatti, non appena cala il fiato il Foggia è un groviera; la squadra si allunga, i reparti si sfaldano, e l’avversario affonda ad ogni palla recuperata. Nella seconda frazione il Palermo scende almeno in 6 occasioni, con pochi tocchi o spesso addirittura con discese personali (come nella citata azione del 2 a 1). Ho letto critiche ad Agnelli: secondo il mio modesto parere non centrano il vero problema. Il capitano corre più di tutti ed è l’unico che esce ad aggredire il portatore. Ma se alle sue spalle saltano le “marcature preventive”, cui eravamo abituati con Stroppa e De Zerbi, finisce per correre a vuoto; in questo momento Carraro è un problema: in fase di non possesso non riesce ad accorciare i reparti, forse non solo per colpa sua (la terza linea resta troppo bassa?); di sicuro gli manca quella malizia che è necessaria per fermare o “sporcare” le ripartenze avversarie, con qualche necessario falletto (ricordate Greco? in materia era un maestro e, non a caso, primatista di gialli). Ma a ciò si aggiungono i (noti) limiti in copertura di Deli, peraltro rimasto in campo fino alla fine nonostante il rientro dopo il lungo stop. In avanti altri mugugni hanno interessato Mazzeo: sempre i soliti di inizio stagione (“ha un’età…”), che 50 gol in 2 anni evidentemente non bastano a smorzare. Vero è, comunque, che i movimenti del bomber salernitano, proverbiali nel gioco di Stroppa, perlomeno per quanto visto sinora, rischiano di rimanere fini a sé stessi perché attorno a lui non sembrano esserci tempi e modi di inserimento giusti per renderli efficaci. Altra cosa che si nota nell’azione offensiva: spesso le due mezzale si alzano molto, avvicinandosi ai due attaccanti in zona avanzata. Ma ciò vuol dire dover spesso impostare coi centrali (vedasi quanti palloni giocati da Tonucci) e anche amplificare i guai in caso di passaggi errati, perché a quel punto la squadra è spezzata in due tronconi. Lo faceva anche De Zerbi, ma Grassadonia non fa lo stesso “possesso lento” che serviva a fare massa e densità (e per la verità non si è visto neppure quello “veloce”). Il passaggio al 3-4-3 (finale di Crotone) o al 4-3-3 (finale col Palermo), infine, non sembra cambiare alcunchè, creando piuttosto qualche equivoco sulle posizioni di Gori e Mazzeo.

E’ chiaro che questi problemi chiamano in causa il tecnico, che dovrà necessariamente porvi rimedio: l’atteso inserimento di Galano, un top player in serie B, non può certo risolverli da solo.

Giancarlo Pugliese

© RIPRODUZIONE RISERVATA