A mente fredda/ A Bisceglie il Foggia non la “sfanga”. Ma questa squadra merita stima e rispetto

Capitano partite per le quali un commento può essere liquidato in poche battute. Bisceglie-Foggia ne è un esempio e lo svolgimento può essere più o meno così: se Curcio trasforma il rigore, il Foggia vince. Vince, perchè si porta l’inerzia dalla sua, costringendo l’avversario, su un campo infame, a fare la partita, lasciando gli spazi che tanto piacciono al tandem D’AndreaCurcio (e a Marchionni). Vince, come ha vinto a Cava, Viterbo o Monopoli: capitalizzando al massimo ciò che riesce a creare.

E invece, dopo 5 penalties trasformati implacabilmente, il 10 romano cicca il sesto (e può capitare). Così il Foggia non la “sfanga” (termine più che mai adatto a quanto si è visto ieri) sul campo del “Ventura”, ma porta almeno a casa il minimo sindacale: un punto che serve, eccome. Specie considerata l’emergenza: ai due “big” Rocca e Del Prete si aggiunge il febbricitante Di Jenno; si forza per Vitale mentre i rumors parlano anche di Salvi e Morrone in non buone condizioni. Marchionni non si lascia condizionare neanche dal meteo e torna alla sua idea originale: Curcio e D’Andrea rifanno binomio, Dell’Agnello si riaccomoda in panca. Neanche l’emergenza induce il tecnico a usufruire dell’esperienza di Raggio Garibaldi (un piccolo mistero), sebbene gli under di giornata siano in distinta ben quattro undicesimi, con Garofalo e Galeotafiore (terza presenza da titolare) ad aggiungersi al novero.

LA PARTITA – L’avvio sembra dar ragione al tecnico di Monterotondo. D’Andrea svaria su tutto il fronte e dà sempre uno sfogo valido ad ogni manovra dei suoi, sia in profondità che nell’uno-due. Ne beneficia, come sempre, in particolare Curcio che ritrova spazi e palloni fra le linee. La combinazione tra i due origina il primo pericolo della gara (bravo Rossi sul simil-pallonetto di D’Andrea), che resterà purtroppo un episodio isolato. Vitale, iniziativa e dinamismo, è una garanzia (il confusionario Garofalo no). Salvi è, al solito, generoso ma deve fare i conti coi problemi fisici della vigilia. Alle spalle Galeotafiore, destro a sinistra, è attento e concentrato, ma soffre in uscita il piede di calcio inverso. Il redivivo Agostinone comincia bene, finalmente nel ruolo più congeniale, ma cede alla lunga.

Di fronte, il Bisceglie è deciso a non perdere la terza gara in una settimana sul proprio campo. Bucaro ha 2 o 3 elementi con qualche qualità in mezzo a tanti onesti pedatori più o meno di categoria. Uno di questi è il carismatico Romizi (una vita nel capoluogo barese tra i cadetti), regista tuttocampo di personalità. L’altro è, sia pur a corrente alternata, Sartore, il più attivo tra le linee, alle spalle del lottatore Musso. Dell’ex Cittadino ci si ricorda solo quando riappare sui calci da fermo (dimenticabili) e quando fa il litigatone con l’ex compagno Anelli. La sintesi tra le due contendenti è una gara di scatti, inseguimenti, pozzanghere e takle spettacolarizzati dall’acquaplaning, il tutto reso blando dalla viscosità crescente della sfera.

Tirando le somme, i movimenti sincronici di Curcio, D’Andrea e Vitale (con Agostinone a portarsi l’uomo a sinistra) sono decisivi nell’azione del rigore. L’acquitrino del secondo tempo azzererà tutte le combinazioni analoghe, che di fatto si impantaneranno nel fango del prato biscegliese. A quel punto Marchionni immette Dell’Agnello col chiaro intento di incrementare peso e cm. Ma la complessiva girandola di cambi non mette ordine alla manovra dei rossoneri. Anzi. Balde non troverà mai nè una posizione nè una funzione comprensibili. Dell’Agnello non vede palloni giocabili e non si arriva una sola volta al fondo. Col passare dei minuti la sfera viaggia più che altro per aria e il gioco è sempre più spezzettato. Fatto sta che nè il Foggia, nè il Bisceglie danno l’impressione di poter avere la meglio sulla fanghiglia. Il pari, alla fine, va bene a tutti, come il tè caldo al rientro negli spogliatoi.

Nelle note a margine appuntiamo il pensierino su Morrone: ha piedi e idee; meriterebbe un po’ di fiducia (e di minuti) in più (comunque, sempre più di Garofalo). Di Raggio Garibaldi, oltre al giallo quasi record, annotiamo l’unico cross rasoterra della ripresa ed anche l’unico tentativo di tiro. Se ne può riparlare?

Di sicuro, si riparlerà ancora della società: tra beghe, trattative, prelazioni, non gradimenti e un mercato che, Turi a parte, rischia concretamente di restare al palo. In tutto questo, sabato si gioca. Data la situazione, la capacità della squadra di isolarsi e tirar fuori voglia e sacrificio (Marchionni dixit), possibilmente facendo anche risultato, meriterà tutta la nostra stima, affetto e ammirazione.

Giancarlo Pugliese

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