Zambelli a BresciaOggi: “Che emozione tornare al Rigamonti. Attenti: a Foggia abbiamo imparato a soffrire”

Marco Zambelli e il Brescia: un legame fortissimo, nato negli anni del vivaio e cementatosi nelle tante stagioni in maglia azzurra. Bresciano di Gavardo, Zambelli è infatti cresciuto nel sempre fecondo settore giovanile delle rondinelle e da lì ha spiccato il volo verso la prima squadra, esordendo e conquistando la sua prima presenza in serie A nel 2004-05. La prima di ben 299 partite disputate nel club della sua provincia, in ben 11 stagioni (2 in A e 9 in B) trascorse senza soluzione di continuità , molte delle quali da Capitano indiscusso della squadra. Il trasferimento a Empoli in serie A, nel 2015, dopo una sofferta salvezza in B conquistata con i denti in un Brescia all’epoca in grande difficoltà economica, pone dunque fine a un percorso di fedeltà ormai rarissima nel calcio di oggi.

Zambelli ne ha parlato in un’intervista apparsa ieri sul quotidiano bresciano “Brescia Oggi”, di cui pubblichiamo alcuni stralci.

 

Marco Zambelli: “Brescia, sei nel mio cuore e tornare sarà un’emozione. Vincile tutte… dopo sabato”

Separarsi e non dirsi addio: il legame è troppo forte. A Marco Zambelli è già capitato di incontrare il Brescia: la squadra della sua città, della sua vita, di cui è stato capitano e che non pensava mai di lasciare. Il gnaro di Gavardo è andato a Empoli e incroci non ce ne sono stati. Poi a Foggia di occasioni ce ne sono già state due. Ma questa terza sfida col passato, in programma sabato a Mompiano, per Zambelli è particolare. Un tuffo al cuore.

“E’ la prima volta che vengo da avversario a Brescia. Non saprei definire il mio stato d’animo. Fatico a immaginare come sarà sabato. Ci saranno parenti e amici. E’ passato tanto tempo, anche se ricordo tutto”

Una vita in biancazzurro. Zambelli ricorda la sua ultima volta al Rigamonti: 

“Era il giorno della rescissione. Ho lasciato due anni di contratto sul tavolo, perchè il Brescia era in difficoltà ed era giusto così. Poi sono andato con mia moglie e mio figlio di 5 anni a vuotare l’armadietto. Abbiamo fatto un giro sul campo, nello stadio vuoto. Era il mese di giugno 2015”

E ora, quattro anni dopo?

“So già che mi emozionerò, rivivendo ansie, gioie e tristezze provate con la “V” sul petto. Mi farà strano non tagliare nel tunnel  per lo spogliatoio del Brescia a destra ma dover salire le scale e andare nella saletta dove mi cambiavo con la Primavera quando ci allenavamo allo stadio”

Lasciare Brescia dopo 299 presenze e 11 stagioni, senza contare gli anni del vivaio.

“E’ stato molto sofferto. Ma anche un’occasione di crescita. Mi sono messo in discussione a trent’anni, dopo una vita intera con la stessa maglia. Nonostante la difficilissima ultima stagione, specie per me che ero il capitano, era sempre per me un ambiente protetto, in cui ero considerato un punto di riferimento. Invece andar via di casa significa doverti reinventare e dover dimostrare quello che sei in un’altra realtà”.

Com’è andata dopo?

“Spero di essermi fatto apprezzare sia a Empoli che qui a Foggia. Non rinnego le scelte fatte, andare avanti ancora a Brescia sarebbe stata una forzatura, sentivo di dover andar via.  Nel Brescia giocavo sempre, a Empoli e Foggia invece sono stato anche in panchina. Se mi sono fatto amare? Di sicuro ce l’ho messa tutta. Certo, quello che ho provato nella mia città non lo potrò vivere da nessuna parte”

Che accoglienza ci sarà?

“Ci ho pensato spesso, ma davvero non so cosa aspettarmi. Ma so che le persone cui ho lasciato qualcosa in questi anni mi hanno sempre sostenuto e voluto bene, anche se non ho lasciato tante vittorie o troferi, a parte una promozione in A.  Ma ho lasciato altro e l’affetto di chi si ricorda di me per me è un grande riconoscimento”

Per il Foggia una stagione tormentata.

“Abbiamo imparato a soffrire, sotto tutti i punti di vista. Un anno sempre in mezzo alla burrasca, e non è il primo della mia carriera. Ma siamo ancora in gioco, siamo lì e siamo un avversario fastidioso anche per la capolista. E abbiamo tanto bisogno di punti.

Se dovessi segnare? Sarei contento. Non farei esultanze plateali perchè non è da me, ma vorrei poter fare il bene della squadra in cui gioco, a prescindere. A Brescia ho ricevuto tanto e dato tanto. Non ho nè debiti nè crediti”

E il Brescia dove finirà?

“Trovo bello che la squadra sia ripartita con un allenatore bresciano doc come Corini. Per me è la squadra più forte e completa del torneo: una vera capolista, aggressiva, che gioca a calcio e non si arrende mai. I tanti gol segnati negli ultimi minuti non sono fortuna. Penso che il Brescia andrà a prendersi ciò che sta dimostrando di meritare. Può vincerle tutte. Ma solo dopo sabato.”