Infinito Foggia! Rimonta tre volte e sbanca Pescara: rossoneri in finale, la città impazzisce!

Infinitamente Foggia. I rossoneri davvero non muoiono mai e anche a Pescara compiono l’ennesima impresa di questi playoff. Clamorose le circostanze (con ben due gol allo scadere, il primo addirittura al 96′ dei tempi regolamentari, quando anche il recupero di 5′ dato da Monaldi, poi allungatosi per l’intelligente sostituzione di Markic, era ormai terminato), ma entusiasmanti le modalità: perchè la rimonta del Foggia, che due volte riprende la squadra di Zeman e poi vince ai rigori (dopo essere andato sotto per la terza volta) davanti ad un Adriatico ammutolito, è meritata e legittimata da una prestazione maiuscola, da grandissima squadra. E così i penalty tirati sotto la curva nord, tempio del tifo pescarese, spalancano le porte della finalissima alla banda terribile di Rossi, che sfiderà l’altra enorme sorpresa di questi playoff: il Lecco, vincente ai rigori all’Orogel di Cesena grazie al secondo exploit di seguito in trasferta. Al Pescara restano tanti rimpianti per una finale sfumata ad un respiro dal triplice fischio.

LA PARTITA – Sono lunghe le code ai varchi per l’ingresso ad un Adriatico davvero gremitissimo. Alla lettura delle formazioni, i fischi e gli ululati assordanti coprono i nomi dei giocatori del Foggia e di Rossi ma col tempo i tifosi rossoneri presenti (divieto per i residenti in Capitanata) si faranno sentire eccome. Zeman conferma tra i pali il 2003 D’Aniello, Gozzi a sinistra, Aloi in mezzo al campo e Cuppone nel tridente, mentre torna Brosco al centro della difesa. Rossi replica rilanciando Frigerio e confermando Petermann, che sembravano entrambi in dubbio, ma c’è anche Bjarkason, mattatore del match d’andata, a destra al posto di Garattoni, mentre il pescarese Di Pasquale rimpiazza l’unico squalificato Kontek al centro della difesa.

Il Pescara parte fortissimo e dopo due minuti già sposta l’inerzia del match: Cuppone, servito da Rafia (e dimenticato da Bjarkason) devia di: tuffo per il vantaggio dei delfini. L’Adriatico è in visibilio ma il Foggia non è venuto a fare da sparring partner: appena 8′ dopo Bjarkason si divora la palla del pareggio ed un minuto Ogunseye (cross di Costa) gira di testa a lato d’un soffio. La partita diventa bellissima: il Pescara si scuote e crea un paio di situazioni sull’asse Merola-Lescano. Si gioca a viso aperto e non mancano gli spazi sempre generosi: affondano entrambe, il Foggia in particolare con gli esterni, Costa e Bjarkason, mentre i padroni di casa trovano cercano spesso con Rafia ripartenze improvvise. D’Aniello deve fare gli straordinari opponendosi al rasoterra di Petermann dal limite mentre prima dell’intervallo la sortita di Brosco su calcio d’angolo sbatte contro la traversa. Un minuto il destro di Lescano sul primo palo chiama Dalmasso al miracolo.

La ripresa si apre con il tacco di Frigerio sul cross basso di Ogunseye ad un passo da D’Aniello che deve superarsi per guadagnarsi il boato di approvazione dei tifosi. I ritmi si abbassano e si va avanti a fiammate: rasoterra di Ogunseye al 9′, pallonetto clamorosamente fuori misura del neoentrato Garattoni (problema fisico per Bjarkason) al 20′. Il Pescara soffre e Zeman prova a correre ai ripari: tre cambi per ritrovare un po’ di freschezza di fronte ad un avversario che sembra correre di più. Ed è proprio il neoentrato Delle Monache a lanciare Merola verso il 2 a 0:  l’Adriatico esplode, ma Monaldi consulta il Var (Banti di Livorno) e annulla per fuorigioco. Delio ha poche carte e prova il jolly mettendo dentro Iacoponi per Costa e tentando il tutto per tutto con un quasi inedito 4-3-3. Ancora Var protagonista al 32’ quando Garattoni va giù in area: il check non “autorizza” il rigore. Il Pescara si è abbassato troppo (facendo disperare uno Zeman sempre in piedi nel finale) mentre il Foggia, forte e organizzato, tosto ed esperto, fa capire che non mollerà fino alla fine: la squadra di Rossi mantiene le distanze giuste tra i reparti ed è ancora capace di attaccare con tanti uomini ma il cronometro scorre inesorabile. L’ultima carta (chi l’avrebbe mai detto?) di Delio è Markic: il tecnico riminese lo mette dentro per guadagnare 30 secondi aggiuntivi ai 5′ di recupero che si riveleranno di platino. Allo scadere del 6’, infatti, il Foggia gela l’Adriatico con una elaborata azione nata da un pallone lungo malamente allontanato di testa dalla retroguardia di casa: Peralta arriva prima di tutti, scarica su Garattoni, cross per Ogunseye e sponda finale per Rizzo che anticipa Brosco sulla linea: è l’incredibile 1 a 1 ad un “amen” dalla conclusione che porta tutti ai supplementari e riaccende il pubblico rossonero presente.
Il Boemo prova a riordinare le idee ai suoi: il lampo (6′ p.t.s.) lo accende ancora Hamza Rafia che cerca e trova con una deliziosa pennellata d’esterno il movimento di Desogus. Controllo e tiro: per Dalmasso impossibile opporsi. I ventimila dell’Adriatico tornano a cantare. Ma è lunga e di questo Foggia non c’è da fidarsi. Tanto più che i ragazzi di un inascoltato Zeman commettono ancora l’errore di abbassarsi a difendere il vantaggio. Grave errore: perchè infatti, a 5’ dalla fine di una sfida interminabile, i satanelli trovano dall’ennesimo il nuovo pareggio con l’incornata (pensa un po’) dell’incredibile Markic, lasciato colpevolmente solo da Vergani. Visibilio rossonero, disperazione abruzzese: si va ai calci di rigore. Interminabili anche questi. Dopo i gol di Markic (ancora lui) e Mora, Garattoni spara alto, Cancellotti idem e sbaglia pure lo stremato Ogunseye; Rafia allora porta in vantaggio i suoi. Sembra, ancora una volta, finita perchè di rigori ne mancano solo 2 per parte: ma Peralta segna mentre Dalmasso vola a prendere il tiro di Aloi: ennesimo pareggio! Vacca è in piedi su una gamba sola ma riesce incredibilmente a infilare D’Aniello sotto la pancia: è un segno del destino, perchè dopo il gol di Vergani si va ad oltranza: Rutjens (entrato nei supplementari al posto di Di Pasquale), Desogus manda a lato: i rossoneri vanno in Paradiso mentre in tutti i settori dello stadio si rischia l’infarto. Il Pescara (che, a 9 giornate dalla fine, sembrava allo sbando) si morde le mani: Zeman aveva rigenerato i delfini, portando un patrimonio dirompente di entusiasmo e risvegliando una piazza delusa (come testimoniato dai ventimila della serata). La finale era un passo, ma il Foggia c’è sempre stato, ha giocato a calcio, si è dimostrato più forte e ha meritato la qualificazione. Non è un caso che i satanelli, nelle 7 gare dei play off, abbiano segnato 5 gol tra l’87 e il 97′. La città, adagiata nel suo Tavoliere, si risveglia tutta in un tripudio inaspettato di festa, canti, cortei che scambia il giorno con la notte. Ora, ogni sogno diventa lecito. Anche quelli che cominciano con la “B”.

Giancarlo Pugliese

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Pescara-Foggia 5-6 d.c.r. (2-2) / il tabellino

RETI: Cuppone (P) al 2’ p.t.; Rizzo (F) al 51’ s.t.; Desogus (P) al 6’ p.t.s.; Markic (F) al 10’ s.t.s.

PESCARA (4-3-3) D’Aniello; Cancellotti, Brosco, Boben, Gozzi; Rafia, Aloi, Kraja (22’ s.t. Mora); Merola (42’ s.t. Desogus), Lescano (22’ s.t. Vergani), Cuppone (22’ s.t. Delle Monache 6,5). A disp.: Sommariva, Plizzari, Milani, Crescenzi, Palmiero, Gyabuaa, Kolaj, Pellacani, Mesik, Ingrosso, Germinario. All. Zeman 

FOGGIA (3-5-2) Dalmasso; Leo, Di Pasquale (13’ p.t.s. Rutjens), Rizzo; Bjarkason (11’ s.t. Garattoni), Frigerio (50’ s.t. Markic), Petermann (1’ s.t. Vacca), Schenetti (13’ p.t.s. Odjer), Costa (30’ s.t. Iacoponi ); Peralta, Ogunseye. A disp.: Raccichini, Capogna. All. Rossi 

ARBITRO: Monaldi di Macerata.

AMMONITI: Di Pasquale (F), Sommariva (P), Mora (P), Vacca (F), Brosco (P).

NOTE: spettatori 20.066, incasso di oltre 200.000 euro. Ammoniti Di Pasquale (F), Sommariva (P), Mora (P), Vacca (F), Brosco (P).  Recuperi 7’ s.t., 3’ p.t.s., 2’ s.t.s.