A mente fredda/ Perchè Marchionni sta sorprendendo tutti

Inutile girare intorno alle cose. La settimana che ha preceduto Foggia-Palermo era stata di quelle davvero difficili. La vicenda Gentile, l’allenamento sospeso, la squadra scossa, la città sgomenta. Noi stessi eravamo rimasti attoniti: poca voglia di commentare ancora le vicende di calcio, di scrivere, di raccontare.

Poi, però, arriva la partita. E avviene quello che non ti aspetti. Seconda vittoria consecutiva (e che vittoria!) contro un avversario apparso così come lo si attendeva: forte, tecnico, tosto. Guidato da uno dei 3 o 4 migliori allenatori della categoria. Eppure soggiogato da un Foggia cinico, intelligente, coraggioso e determinato. Tatticamente guidato con sicurezza, idee e creatività da un tecnico che fino a due mesi fa sembrava un parvenu della panchina. E che oggi invece si è già candidato ad essere fra i tecnici emergenti più interessanti del panorama calcistico della terza serie nazionale. A giusta ragione, se dobbiamo giudicare dalla gara di domenica. Una gara che il Foggia ha vinto perchè ha mostrato una lucida capacità di denudare le pecche dell’avversario. Con idee precise ma senza integralismi. A cominciare dall’impostazione del gioco: temporaneamente in soffitta l’uscita palla a terra, poco sensata su un campo pesante. Marchionni vi rinuncia con intelligenza, Boscaglia no: il giro palla rosanero resta organizzato ma il pressing dei satanelli si esalta sul terreno scivoloso. Alla fine il Palermo riesce a giocare solo sull’asse destro Accardi-Kanoutè: da lì arriva il cross per il palo di Floriano. L’unico motivo di rimpianto cui possono appellarsi i siciliani.

Dall’altra parte D’Andrea è il monumento ai concetti di Marchionni: tanto criticato in questo primo scorcio di torneo, il romano sta invece probabilmente diventando uno degli attaccanti più odiati dalle difese del girone C. Perchè c’è sempre, ovunque: preme; pressa; corre; si lancia in ogni interstizio e incombe su ogni errore degli avversari. In uno di questi (39′) è esemplare a insinuarsi nell’incerto fraseggio ospite e a vedere di primo acchito Vitale che non triplica per un nonnulla. Il gol del vantaggio invece aveva mostrato la grande dote dell’attaccante ex Fiuggi nel cercare la profondità e dettare l’assist: l’ottimo passante individuato dall’ex Sorrento certifica l’intesa tra i due under. Ma soprattutto afferma nitidamente il principale dei motivi alla base della scelta di Marchionni che è del tutto tecnica: ci riferiamo alla rinuncia al centravanti “tradizionale” (Dell’Agnello) in favore una coppia di punte “atipica” come il duo Curcio-D’Andrea. Una scelta ponderata e precisa: anche in mancanza dell’ex Arezzo o del fu Naessens, ovvero del centravantone che le prende o almeno le “sporca” quasi tutte, il concetto è creare volume e aprire spazi coi movimenti. Nella fattispecie, la capacità di D’Andrea di attaccare spazi e profondità consente di tenere sempre bassa la linea arretrata avversaria: in tal modo l’avversario si allunga, le sue linee si sfilacciano e sulle seconde palle si aprono steppe in cui i rossoneri assaltano come cosacchi. Con Curcio e le mezzale che vanno a nozze. Sicchè lo stesso raddoppio di Rocca non è solo un lampo di genio: è il corollario di questo assioma.

Boscaglia mastica amaramente la foglia nel primo tempo e nella ripresa per ben tre volte, e ad ogni tornata di cambi, ridisegna i suoi. Qui viene fuori ancora Marchionni: che puntualmente rintuzza, opponendo al blasonato maestro siciliano correttivi immediati con tempismo perfetto.

La gara si snoda così lungo binari ormai stabiliti. E non restano allora che un paio di annotazioni sui singoli. La gara del beneamato Floriano, tanto atteso, dura 53′: il legno gli nega il gol dell’ex; per il resto rimane invischiato nel marasma tra le linee patito dai suoi.  Fra i “nostri” la sorpresa è un Gavazzi ritrovato, che ultimamente sta vincendo tutti i duelli. E, più gli avversari diretti sono grandi e grossi, più lui ha la meglio: chiedere a Plescia, Tounkara e, in ultimo, al nevrotico Saraniti, su cui il Palermo lancia disperati palloni che non riesce a prendere mai.

Più in generale, sono un po’ tutti a dare segni di crescita: effetti di un’intesa che va migliorando e di un lavoro finalmente liberato dal tour de force dei continui recuperi vissuto nel primo frenetico bimestre di campionato?

Dove arriverà questo Foggia noi non lo sappiamo: troppe le variabili in un torneo come questo, con quella del Covid a fare da “matta”. Ma come voglia percorrere il proprio cammino, Marchionni e la sua squadra, beh, questo comincia a rivelarsi. Che le due partite più belle disputate dai rossoneri (il derby e la gara coi siciliani) siano giunte dopo le uniche due settimane di lavoro continuativo, non inframezzato da recuperi o infrasettimanali, non è solo un dato di fatto: è la prova che, dietro questi risultati e questo inaspettato quinto posto, c’è un lavoro e delle idee. In una sola parola: un progetto. E questo, a noi, piace molto.

Giancarlo Pugliese

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